Per ricordare Carlo Michelstaedter

 

Il certame letterario bandito dalla nostra scuola nell'a.s. 2008-09 e quello successivo dell'a.s. 2009-10 e, quest'anno scolastico 2010-11 in particolare, in cui ricorre l'anniversario (centenario) della tua morte, mi offrono l'occasione di ricordarti. Di ricordarti e di parlare di te ai miei studenti; come fosse facile parlare di te a qualcuno.


Carlo Michelstaedter

 

Certamente sei uno dei casi più singolari e insieme più ricchi di significato della filosofia italiana e della cultura del Novecento europeo, ma che rilievo ha oggi il tuo pensiero nella storia della cultura e della filosofia?

Nasci a Gorizia il 3 Giugno 1887 in una famiglia italiana ed ebrea appartenente alla media borghesia, dal vivo senso patriottico e dalla spiccata sensibilità intellettuale e spirituale e ad essa resterai sempre intimamente e drammaticamente legato. Artefice delle tue scelte culturali, dopo aver studiato nel ginnasio di Gorizia ed esserti iscritto alla facoltà di matematica di Vienna, ottenuto dal padre il permesso di trascorrere alcuni mesi a Firenze, "dove eri attratto dai suoi sentimenti di italianità e dalla tua passione per l'arte e per la pittura in ispecie" finisci per iscriversi alla locale facoltà di lettere dell'Istituto di Studi Superiori. Non ti laureerai mai.

Muori suicida il 17 Ottobre 1910, dopo aver terminato la stesura della tua tesi di laurea intitolata "La persuasione e la rettorica".

Nonostante tu sia vissuto in un periodo ricco di movimenti artistici, letterari e filosofici (per non allontanarsi da Firenze si pensi solamente a tutta l'attività che ferveva attorno alle riviste fiorentine; in ambito italiano poi il crepuscolarismo, il futurismo, l'estetismo, l'idealismo, solo per citarne alcuni) non ne riporti alcuna influenza decisiva, ritagliandoti sempre uno spazio autonomo ed indipendente di giudizio; non mancando però di avvertire in tutta la sua profonda ambiguità il momento storico, riflettendone i fermenti politici, economici e sociali come testimonia anche il tuo "Epistolario".

Colpisce subito la vastità dei tuoi interessi ed il desiderio di misurarti con il mondo in una tensione tanto ardente, intensa quanto umorale, in una molteplicità di aspetti da farti di volta in volta, all'interpretazione, un caso esistenziale, un caso storico, un caso filosofico, un caso artistico, un caso letterario, un caso clinico.

Proprio nel volgermi a questo 'impossibile grumo unitario', che è la tua personalità e la tua speculazione, miro a non tradirti, a non "staccare le parole dal sangue", a non risolvere, come spesso si è fatto, in modo teatrale o comunque immunizzata, l'immagine drammatica della tua vita e del tuo pensiero, in una rappresentazione conciliante del tuo dolore e delle tue sofferenze. E decido che ti incontreremo in occasione del centenario della tua morte durante le mie lezioni...